La Giraffa (Giraffa camelopardalis), "Twiga" in Swahili, Giraffe in inglese, è un mammifero artiodattilo africano; è l'animale terrestre vivente più alto, nonché il ruminante di maggiori dimensioni. Il suo nome specifico si riferisce alla struttura corporea simile a quella del cammello e alla colorazione simile a quella del leopardo. Le sue caratteristiche principali più appariscenti sono il collo e le zampe estremamente lunghi, gli ossiconi simili a corna e la peculiare colorazione del manto. Le sue nove sottospecie si differenziano per la colorazione del mantello.
Le giraffe generalmente vivono in savane, distese erbose e aree boschive aperte. Loro fonte di cibo principale sono le foglie di acacia, che brucano ad altezze che la maggior parte degli altri erbivori non può raggiungere. Le giraffe costituiscono preda dei leoni; i piccoli sono oggetto di caccia anche di leopardi, iene macchiate e licaoni. Tra le giraffe adulte non vi sono stretti legami sociali, sebbene possano radunarsi in aggregazioni labili nel caso più esemplari si dirigano nella stessa direzione. I maschi stabiliscono gerarchie sociali attraverso il «necking», vale a dire combattimenti che prevedono l'utilizzo del collo come arma di offesa. I maschi dominanti ottengono il privilegio di accoppiarsi con le femmine, sulle quali grava l'intera responsabilità dell'allevamento dei piccoli.
Attualmente vengono riconosciute nove sottospecie di giraffa, qui elencate le specie presenti in Kenya:
Giraffa reticolata (G. c. reticulata), nota anche come giraffa della Somalia.
È originaria del Kenya nord-orientale, dell'Etiopia meridionale e della Somalia. La sua colorazione caratteristica comprende macchie di forma poligonale color bruno-rossastro dai margini spigolosi separate da una rete di sottili linee bianche. Talvolta le macchie possono estendersi fino ai garretti e nei maschi è presente un bernoccolo mediale. Si stima che in natura ne rimangano al massimo 5000 capi.
Giraffa masai (G. c. tippelskirchi), nota anche come giraffa del Kilimanjaro.
È presente nel Kenya centrale e meridionale e in Tanzania. Presenta caratteristiche macchie irregolari e frastagliate, simili a stelle, che si estendono fino agli zoccoli. Un bernoccolo mediale è solitamente presente nei maschi. Si ritiene che ne rimangano al massimo 40.000 capi in natura.
Giraffa di Rothschild (G. c. rothschildi), nota anche come giraffa del Baringo o giraffa dell'Uganda.
Il suo areale comprende zone dell'Uganda e del Kenya. Questa giraffa ha grosse macchie scure con bordi che sono generalmente rettilinei, ma che possono essere talvolta frastagliati. Le macchie scure possono inoltre presentare, al loro interno, linee o strisce radianti più chiare. Di solito il disegno a macchie non si spinge oltre i garretti e non raggiunge quasi mai gli zoccoli. In questa sottospecie si possono inoltre sviluppare cinque «corna». Si ritiene che ne rimangano meno di 700 esemplari in natura.
I dati ricavati da uno studio del 2007 sulla genetica di sei sottospecie - le giraffe dell'Africa occidentale, di Rothschild, reticolate, masai, del Sudafrica e dell'Angola - suggeriscono che queste potrebbero essere specie a sé a tutti gli effetti. Sulla base del livello di deriva genetica riscontrato nei DNA nucleare e mitocondriale (mtDNA) gli studiosi hanno dedotto che le giraffe appartenenti a queste popolazioni sono isolate riproduttivamente e si incrociano raramente, malgrado non vi sia nessun ostacolo naturale a tenerle divise. Ciò è particolarmente vero per le popolazioni confinanti di giraffe di Rothschild, reticolate e masai. La giraffa masai potrebbe a sua volta essere costituita da più specie separate tra loro dalla Rift Valley.
Le giraffe reticolate e masai presentano una maggiore diversità nel DNA mitocondriale, il che sta a dimostrare che le giraffe siano comparse per la prima volta nell'Africa orientale. Le popolazioni situate più a nord sono più strettamente imparentate con le prime, mentre quelle situate a sud lo sono con le seconde. Sembra che le giraffe scelgano partner con un disegno del mantello simile, che si imprime loro nella memoria da piccole. Le implicazioni di queste scoperte per la conservazione delle giraffe sono state riassunte da David Brown, autore principale dello studio, che affermò così su BBC News: «Riunire tutte le giraffe in un'unica specie nasconde il fatto che alcune razze siano sull'orlo dell'estinzione. Alcune di queste popolazioni contano appena poche centinaia di esemplari e necessitano di immediata protezione».
Le giraffe adulte possono raggiungere un'altezza di 5–6 m; i maschi sono più alti delle femmine. Il peso medio si aggira intorno ai 1192 kg nei maschi e agli 828 kg nelle femmine, con valori massimi registrati di 1930 e 1180 kg per maschi e femmine, rispettivamente. A dispetto della lunghezza di collo e zampe, il corpo della giraffa è relativamente breve. Posti ai lati della testa, i grandi occhi bulbosi della giraffa le consentono una buona visione a tutto campo da grande altezza. Le giraffe vedono a colori e sono inoltre dotate di udito e olfatto ben sviluppati. Grazie ad alcuni muscoli l'animale è in grado di chiudere le narici per proteggerle dalle tempeste di sabbia e dalle formiche. La lingua prensile misura circa 50 cm di lunghezza. Ha una colorazione nero-violacea, forse per proteggersi dal calore del sole, e viene utilizzata per strappare il fogliame, nonché per la pulizia del corpo e del naso dell'animale. Anche il labbro superiore è prensile e come la lingua viene impiegato per manipolare il cibo. Le labbra, la lingua e l'interno della bocca sono ricoperti da papille che proteggono dalle spine.
Il manto è ricoperto da chiazze o macchie scure (che possono essere color arancio, castano, marrone o quasi nero) separate da peli chiari (generalmente bianchi o color crema). Il manto dei maschi scurisce con l'età. Il disegno del mantello è utile ai fini del camuffamento, consentendo all'animale di fondersi con il chiaro e scuro della savana alberata. Anche se è difficile scorgere, seppur da pochi metri di distanza, giraffe adulte tra alberi e arbusti, quando si spostano in procinto di avere una migliore visione su eventuali predatori in avvicinamento, esse fanno maggior affidamento sulle proprie dimensioni e sulla loro abilità di difendersi piuttosto che sul camuffamento, che sembra essere più importante presso i piccoli. La pelle sotto le macchie scure può costituire una sorta di finestra per la termoregolazione, in quanto ospita un complesso sistema di vasi sanguigni e grosse ghiandole sudoripare. Ogni giraffa ha un disegno del mantello unico. La pelle è per lo più di colore grigio. È inoltre molto spessa e consente all'animale di correre attraverso la boscaglia spinosa senza ferirsi. Il pelo può agire come una difesa chimica, in quanto le sostanze repellenti per i parassiti che contiene conferiscono all'animale un odore caratteristico. Nel pelo sono presenti almeno 11 composti aromatici principali, ma responsabili di gran parte dell'odore sono soprattutto l'indolo e il β-metilindolo. Dal momento che i maschi hanno un odore più pungente delle femmine, è probabile che l'odore possa avere anche una funzione sessuale. Lungo il collo dell'animale corre una criniera costituita da brevi peli eretti. La coda, che misura un metro di lunghezza, termina con un lungo ciuffo di peli neri e viene utilizzata come difesa contro gli insetti.
Cranio e ossiconi.
In entrambi i sessi sono presenti strutture prominenti simili a corna dette ossiconi, formate da cartilagine ossificata ricoperta di pelle e fuse al cranio all'altezza delle ossa parietali. Essendo vascolarizzati, gli ossiconi possono giocare un ruolo nella termoregolazione e vengono inoltre utilizzati nei combattimenti tra maschi. Il loro aspetto costituisce un'utile indicatore del sesso o dell'età di una giraffa: gli ossiconi delle femmine e dei giovani sono sottili e presentano ciuffi di peli alla sommità, mentre quelli dei maschi adulti terminano con una sorta di pomello e tendono ad avere la sommità glabra. Inoltre, un bernoccolo mediale, più prominente nei maschi, emerge dalla regione anteriore del cranio. I maschi sviluppano depositi di calcio che formano bozzi sul cranio man mano che avanza l'età. Il cranio della giraffa è reso più leggero da vari seni. Tuttavia, con l'avanzare dell'età, il cranio dei maschi diviene più pesante e più simile a una mazza, consentendo loro di primeggiare nei combattimenti. La mascella superiore ha un palato scanalato ed è priva dei denti anteriori. I molari della giraffa hanno una superficie ruvida.
Zampe, locomozione e postura.
Le zampe anteriori e posteriori della giraffa hanno all'incirca la stessa lunghezza. Il radio e l'ulna delle zampe anteriori sono articolate dal carpo, che, nonostante sia strutturalmente equivalente al polso umano, svolge in tutto e per tutto il ruolo di un ginocchio. Sembra che un legamento sospensorio permetta alle esili zampe di sorreggere il gran peso dell'animale. I piedi della giraffa raggiungono un diametro di 30 cm, e lo zoccolo è alto 15 cm nei maschi e 10 cm nelle femmine. Il retro di ogni zoccolo è più basso e il nodello è situato vicino al terreno, consentendo al piede di fornire un ulteriore sostegno al peso dell'animale. Le giraffe sono prive di cuscinetti e ghiandole interdigitali. Il bacino della giraffa, seppur relativamente stretto, ha un ilio che si allarga alle estremità superiori.
La giraffa ha solamente due andature: il passo e il galoppo. Quando cammina solleva a ogni passo le due zampe dello stesso lato, e poi le due zampe dell'altro. Durante il galoppo, le zampe posteriori cingono le zampe anteriori prima che queste si spostino in avanti, e la coda viene raggomitolata. In tutte queste andature, i movimenti del collo consentono di bilanciare il peso del corpo: quando le zampe sono lanciate in avanti, il collo si muove dall'indietro in avanti; quando le zampe toccano terra, il collo si sposta nuovamente all'indietro. La giraffa può effettuare brevi sprint a 60 km/h e può mantenere una velocità di 50 km/h per alcuni chilometri.
La giraffa riposa giacendo con il corpo sulle zampe tenute piegate. Per sdraiarsi, l'animale si inginocchia sulle zampe anteriori e poi abbassa il resto del corpo. Per rialzarsi, prima si inginocchia e allarga le zampe posteriori per sollevare i quarti posteriori. Successivamente raddrizza le zampe anteriori. Ad ogni passo, l'animale fa oscillare la testa. In cattività, la giraffa dorme a intermittenza circa 4, 6 ore al giorno, per lo più di notte. Generalmente dorme sdraiata, ma sono stati visti anche esemplari, soprattutto anziani, dormire in piedi. Quando è sdraiata, durante le brevi fasi intermittenti di «sonno profondo» la giraffa tiene il collo piegato all'indietro e poggia la testa sul fianco o sulla coscia, in una posizione che sembra indicare un sonno paradosso. Se la giraffa vuole abbassarsi per bere, deve allargare le zampe anteriori o flettere le ginocchia. Le giraffe probabilmente non sono delle buone nuotatrici, in quanto le loro lunghe zampe sarebbero estremamente ingombranti in acqua ma sono forse in grado di restare a galla. Durante il nuoto, il torace verrebbe appesantito dalle zampe anteriori, rendendo difficile all'animale muovere il collo e le zampe in maniera armonica o tenere la testa sopra la superficie.
Collo.
La giraffa ha un collo estremamente lungo: può raggiungere i 2 m di lunghezza, ed è ad esso che si deve la straordinaria altezza dell'animale. La sua lunghezza è dovuta all'eccessivo allungamento delle vertebre cervicali, non a un numero superiore di vertebre. Ogni vertebra cervicale misura più di 28 cm di lunghezza. Esse costituiscono il 52-54 per cento della lunghezza totale della colonna vertebrale; invece in altri grossi ungulati, compreso il più stretto parente vivente della giraffa, l'okapi, le vertebre cervicali rappresentano solo il 27-33 per cento della lunghezza della colonna. Questo processo di allungamento avviene in particolare dopo la nascita, in quanto le femmine di giraffa incontrerebbero serie difficoltà a partorire piccoli dotati di un collo paragonabile per dimensione a quello degli adulti. La testa e il collo della giraffa sono sorretti da potenti muscoli e da un legamento nucale ancorati ai lunghi processi dorsali delle vertebre toraciche anteriori, dando l'impressione che l'animale possegga una sorta di gobba.
Le vertebre del collo della giraffa sono dotate di enartrosi. In particolare, l'articolazione atlante-epistrofeo (C1 e C2) consente all'animale di sollevare la testa verticalmente e raggiungere i rami più alti con la lingua. Il punto di articolazione tra le vertebre cervicali e toraciche delle giraffe è situato tra la prima e la seconda vertebra toracica (T1 e T2), a differenza della maggior parte degli altri ruminanti, in cui questa articolazione si trova tra la settima vertebra cervicale (C7) e T1. Ciò consente a C7 di contribuire direttamente all'incremento della lunghezza del collo; tale caratteristica dà l'impressione che T1 sia in realtà C8, e che le giraffe siano quindi dotate di una vertebra cervicale extra. Tuttavia, questa visione non viene generalmente accettata, in quanto a T1 è anche articolata una costa, carattere diagnostico delle vertebre toraciche; inoltre, tra i mammiferi, le eccezioni al numero limite di sette vertebre cervicali sono generalmente caratterizzate da un incremento di anomalie neurologiche e malattie.
Ci sono due ipotesi principali per spiegare l'origine evolutiva e lo sviluppo dell'allungamento del collo della giraffa. La cosiddetta «ipotesi della competizione tra brucatori», quella che ha riscosso il maggior successo tra gli studiosi fino ad anni recenti, venne originariamente suggerita da Charles Darwin. Secondo questa teoria la pressione competitiva con i brucatori più piccoli, quali il kudù, il raficero campestre e l'impala, avrebbe incoraggiato l'allungamento del collo, poiché tale caratteristica avrebbe consentito alle giraffe di consumare cibo che i loro competitori non potevano raggiungere. Tale vantaggio è indubbiamente reale, in quanto le giraffe possono alimentarsi anche a 4,5 m di altezza, mentre competitori di dimensioni piuttosto notevoli, come il kudù, possono alimentarsi al massimo ad appena 2 m circa di altezza. Alcune ricerche, inoltre, suggeriscono che la competizione tra i brucatori è maggiormente intensa ai livelli inferiori, e le giraffe riescono quindi a nutrirsi più efficacemente (in termini di biomassa di foglie ad ogni boccone) in alto tra la volta. Tuttavia, gli studiosi non concordano tra loro nel determinare quanto tempo trascorrano le giraffe ad alimentarsi a livelli fuori dalla portata di altri brucatori e uno studio del 2010 ha messo in luce che le giraffe adulte dotate dei colli più lunghi abbiano in realtà una maggiore probabilità di morire durante i periodi di siccità delle loro simili dai colli più corti. Questo studio suggerisce che mantenere un collo più lungo richiede una maggiore quantità di nutrienti, il che mette a rischio la sopravvivenza delle giraffe dai colli più lunghi quando il cibo è scarso.
L'altra teoria principale, l'ipotesi della selezione sessuale, propone che i lunghi colli si siano evoluti come carattere sessuale secondario, avvantaggiando i maschi negli scontri di «necking» per stabilire la gerarchia e ottenere l'accesso alle femmine sessualmente recettive. A sostegno di questa teoria ricordiamo che i colli sono più lunghi e pesanti nei maschi che nelle femmine della stessa età e che i primi non ingaggiano altre forme di combattimento. Tuttavia, questa teoria non riesce a spiegare perché anche le giraffe femmina siano dotate di lunghi colli.
Struttura interna.
Nei mammiferi, il nervo laringeo ricorrente sinistro è più lungo del destro; nella giraffa è più lungo di oltre 30 cm. Questi nervi sono più lunghi nella giraffa che in qualsiasi altro animale vivente; il nervo sinistro è lungo oltre 2 m. Ogni cellula nervosa di questo tratto ha inizio nel tronco encefalico e scende attraverso il collo lungo il nervo vago; poi si dirama nel nervo laringeo ricorrente e risale il collo fino alla laringe. Quindi, queste cellule nervose raggiungono una lunghezza di quasi 5 m nelle giraffe più grandi. La struttura del cervello della giraffa ricorda quella di un bovino domestico. A causa della forma dello scheletro, la giraffa è dotata di un volume polmonare piuttosto limitato se paragonato alla sua mole. Il lungo collo crea una gran quantità di spazio morto, nonostante il ridotto lume della trachea. Questi fattori aumentano la resistenza al flusso d'aria. Tuttavia, l'animale è ancora in grado di fornire ossigeno ai suoi tessuti.
Il sistema circolatorio della giraffa presenta vari adattamenti alla sua grande altezza. Il cuore, che può pesare più di 11 kg e misurare circa 60 cm di lunghezza, deve generare all'incirca il doppio della pressione sanguigna richiesta da un essere umano per poter rifornire di sangue il cervello. Per questo motivo, la parete cardiaca può raggiungere i 7,5 cm di spessore. Le giraffe hanno una frequenza cardiaca insolitamente elevata per le loro dimensioni, di 150 battiti al minuto. Nella parte superiore del collo, una rete mirabile impedisce l'eccessivo afflusso di sangue al cervello quando la giraffa abbassa la testa. Nelle vene giugulari si trovano inoltre alcune valvole (solitamente sette) che impediscono il reflusso di sangue alla testa dalla vena cava inferiore e dall'atrio destro quando la testa è abbassata. Al contrario, i vasi sanguigni della parte inferiore delle zampe sono sotto forte pressione (a causa del peso del fluido che preme su di esse). Per risolvere questo problema, la pelle della parte bassa delle zampe è spessa e aderente, così da impedire che vi si riversi troppo sangue.
Le giraffe hanno muscoli esofagei insolitamente forti per permettere il rigurgito del cibo dallo stomaco fino al collo e alla bocca durante la ruminazione. Hanno uno stomaco tetracamerato, come tutti i ruminanti, e la prima camera si è adattata in particolar modo alla loro dieta specializzata. L'intestino della giraffa può raggiungere gli 80 m di lunghezza e tenue e crasso misurano all'incirca la stessa lunghezza. Il fegato della giraffa è piccolo e compatto. La cistifellea è generalmente presente durante la vita fetale, ma può scomparire prima della nascita.
Habitat e alimentazione.
Le giraffe solitamente vivono in savane, praterie e boschi aperti. Prediligono le boscaglie di Acacia, Commiphora e Combretum e le macchie aperte di Terminalia ad ambienti più fitti quali le boscaglie di Brachystegia. Le giraffe brucano i ramoscelli degli alberi, prediligendo quelli dei generi Acacia, Commiphora e Terminalia, che costituiscono importanti fonti di calcio e proteine utili per sostenere il tasso di crescita dell'animale. Si nutrono anche di arbusti, erba e frutti. Una giraffa consuma circa 34 kg di foglie al giorno. Quando sono agitate, le giraffe possono strappare e masticare pezzi di corteccia dai rami. Nonostante siano erbivore, è risaputo che talvolta facciano visita alle carogne per leccare la carne essiccata dalle ossa.
Durante la stagione umida, il cibo è abbondante e le giraffe si disperdono su una vasta area, mentre durante la stagione secca si radunano attorno agli alberi e agli arbusti sempreverdi rimasti. Le madri tendono ad alimentarsi in aree aperte, presumibilmente per poter localizzare più facilmente possibili predatori, ma questo può ridurre l'efficienza della nutrizione. Essendo un ruminante, la giraffa prima mastica il cibo e successivamente il bolo alimentare viene predigerito nel rumine per poi tornare in bocca ed essere nuovamente masticato. È comune per una giraffa salivare molto mentre mangia. La giraffa richiede quantità minori di cibo rispetto a molti altri erbivori, poiché le foglie di cui si nutre sono ricche di sostanze nutritive concentrate e il suo apparato digerente è più efficiente. Le feci dell'animale vengono emesse sotto forma di piccole palline. Quando ha accesso all'acqua, una giraffa beve a intervalli non superiori ai tre giorni.
Le giraffe hanno un grande effetto sugli alberi dei quali si nutrono, ritardando lo sviluppo dei giovani alberelli e facendo assumere una forma «a parasole» agli alberi troppo alti. Il foraggiamento è più intenso durante le prime e le ultime ore della giornata. Nell'intervallo tra questi periodi, le giraffe trascorrono gran parte del tempo a riposare e ruminare. La ruminazione è l'attività prevalente durante la notte, quando la giraffa rimane sdraiata per un tempo più lungo.
Vita sociale e abitudini riproduttive.
Sebbene le giraffe vivano generalmente in gruppi, la composizione di queste unità tende ad essere aperta e in continua evoluzione. Tra i vari membri sono pochi i legami sociali forti, e le aggregazioni di solito cambiano membri ogni poche ore. Per scopo di ricerca, un «gruppo» è stato definito come «una raccolta di individui distanti tra loro meno di un chilometro e che si muovono nella stessa direzione generale». Il numero di giraffe in un gruppo può raggiungere un massimo di 32 individui. I gruppi di giraffe più stabili sono quelli costituiti dalle madri e dai loro figli, che possono durare settimane o mesi. La coesione sociale in questi gruppi viene mantenuta dai legami che si formano tra i piccoli. È nota l'esistenza anche di gruppi misti formati da femmine adulte e maschi giovani. I maschi subadulti sono particolarmente socievoli e spesso ingaggiano finti combattimenti. Tuttavia, con l'avanzare dell'età i maschi adulti diventano sempre più solitari. Le giraffe non sono territoriali, ma possiedono domini vitali. I maschi di giraffa occasionalmente possono allontanarsi dalle aree che frequentano normalmente.
La riproduzione è prevalentemente poligama: solamente pochi maschi anziani si accoppiano con le femmine fertili. I maschi valutano la fertilità delle femmine annusando la loro urina per individuare quali sono in estro, tramite un processo a tappe noto come flehmen. Non appena viene individuata una femmina in estro, il maschio tenta il corteggiamento. Durante il corteggiamento, i maschi dominanti tengono a bada quelli subordinati. Durante l'accoppiamento, il maschio si erge sulle zampe posteriori con la testa sollevata e le zampe anteriori appoggiate sui fianchi della femmina.
Nonostante siano generalmente silenziose e non vocali, le giraffe sono state viste comunicare utilizzando vari suoni. Durante il corteggiamento, i maschi emettono forti colpi di tosse. Le femmine chiamano i propri piccoli muggendo. I piccoli emettono sbuffi, belati, muggiti e suoni simili a miagolii. Le giraffe inoltre russano, sibilano, gemono ed emettono suoni simili a fischi, e comunicano su lunghe distanze utilizzando gli infrasuoni.
Nascita e cure parentali.
La gestazione della giraffa dura 400-460 giorni, dopo i quali nasce normalmente un unico piccolo, anche se non sono del tutto sconosciuti i parti gemellari. La madre partorisce stando in piedi. Il piccolo prima fa uscire la testa e le zampe anteriori, dopo aver rotto le membrane fetali, e cade sul terreno, recidendo il cordone ombelicale. La madre in seguito pulisce il neonato e lo aiuta a stare in piedi. Una giraffa appena nata è alta circa 1,8 m. Entro poche ore dalla nascita, il piccolo è in grado di correre intorno ed è quasi indistinguibile da un esemplare di una settimana di età. Tuttavia, per le prime 1-3 settimane, trascorre la maggior parte del tempo restando nascosto; il suo mantello gli garantisce un ottimo camuffamento. Gli ossiconi, che erano tenuti appiattiti nel grembo materno, diventano eretti nel giro di pochi giorni.
Le madri con i piccoli si riuniscono in apposite mandrie-nursery, spostandosi o brucando insieme. Le madri di questi gruppi possono talvolta lasciare i loro piccoli con una femmina mentre esse si spostano a mangiare e bere altrove. Questi raggruppamenti sono noti come «asili nido». I maschi adulti non giocano quasi alcun ruolo nell'allevamento dei piccoli, ma sembra che abbiano con questi ultimi interazioni amichevoli. I piccoli sono continuamente minacciati dai predatori, e le madri cercano di proteggerli sovrastandoli con la loro mole e scalciando in direzione dei predatori che si avvicinano troppo. Quando localizzano una fonte di disturbo, le femmine di guardia a un asilo nido cercano di allertare unicamente il proprio piccolo, ma gli altri prendono atto dell'accaduto e vanno loro dietro. Il grado di legame che una madre condivide con il proprio piccolo è variabile, ma esso può durare fino al parto successivo. Allo stesso modo, l'allattamento può durare appena un mese o protrarsi per un anno intero. Le femmine raggiungono la maturità sessuale all'età di quattro anni, mentre i maschi divengono maturi a quattro o cinque anni. Tuttavia, i maschi devono aspettare almeno l'età di sette anni prima di avere l'opportunità di accoppiarsi.
Il necking.
Per tutto l'anno, i maschi si affrontano in combattimenti a volte violenti. Siccome utilizzano prevalentemente il collo, gli anglosassoni hanno chiamato questi scontri «necking». La lotta viene talvolta scatenata da un maschio provocatore che si avvicina a un altro maschio e gli si pone di fronte, spavaldamente eretto sulle zampe rigide. Se l'altro adotta lo stesso atteggiamento, la lotta è ingaggiata. In genere, la sfida inizia in modo cortese: i due rivali si affiancano lentamente, con le zampe allargate, nello stesso senso o in senso opposto; iniziano a muovere ritmicamente la testa e incurvando il collo lo sbattono con forza contro quello dell'avversario, cercando di colpirlo con gli ossiconi. Quindi cominciano a sospingersi, appoggiando tutto il peso del corpo contro il fianco dell'altro. Se non basta, aumentano la violenza dei colpi, di cui si sente il rumore a parecchie centinaia di metri di distanza. Per colpire l'avversario, l'attaccante deve dondolare la testa con forza e quindi non può più padroneggiarne la traiettoria. È facile perciò, per il suo avversario, evitare l'urto. Infatti, la maggior parte dei colpi non raggiunge il bersaglio e, in genere, questi tornei non hanno gravi conseguenze.
I contendenti non ricorrono mai ai calci o ai morsi, armi che invece usano contro i predatori. La disputa si conclude con la fuga di uno dei combattenti. Il vincitore non lo insegue; talvolta, per confermare la sua vittoria e la sua egemonia, simula un accoppiamento. Queste interazioni tra maschi si sono rivelate più frequenti degli accoppiamenti eterosessuali. Nel corso di uno studio, è risultato che fino al 94 per cento delle monte osservate avveniva tra maschi. La proporzione delle attività omosessuali variava tra il 30 e il 75 per cento. Solamente l'uno per cento delle monte omosessuali avveniva tra femmine.
Mortalità e salute.
Stranamente, le giraffe hanno una longevità maggiore rispetto ad altri ruminanti, e in natura possono vivere fino a 25 anni. A causa delle loro dimensioni, della vista acuta e dei calci potenti, le giraffe adulte generalmente non sono soggette a predazione. Tuttavia, possono cadere vittima dei leoni. Anche i coccodrilli del Nilo possono costituire una minaccia per le giraffe quando sono costrette ad abbassare la testa per bere. I piccoli sono molto più vulnerabili degli adulti, e talvolta cadono vittima di leopardi, iene macchiate e licaoni. Appena il 25-50 per cento dei piccoli di giraffa raggiunge l'età adulta.
Le giraffe ospitano vari parassiti. Le zecche sono molto frequenti, specialmente nell'area attorno ai genitali, dove la pelle è più sottile che altrove. Tra le specie più comuni che rivolgono attenzione alle giraffe figurano quelle dei generi Hyalomma, Amblyomma e Rhipicephalus. Le giraffe possono affidarsi all'opera delle bufaghe becco rosso e becco giallo per ripulirsi dalle zecche e per essere avvisate in caso di pericolo. Le giraffe ospitano numerose specie di parassiti interni e sono soggette a varie malattie. Erano in particolar modo vittime della peste bovina, malattia virale attualmente eradicata.
Storia e significato culturale.
Gli esseri umani interagiscono con le giraffe da millenni. Particolari danze curative prendono il nome da alcuni animali; la danza della giraffa viene eseguita per trattare le malattie della testa. I motivi per spiegare l'altezza della giraffa sono stati l'oggetto di vari racconti popolari africani, tra cui uno proveniente dall'Africa orientale secondo il quale la giraffa sarebbe divenuta così alta per aver mangiato troppe erbe magiche. Le giraffe sono state raffigurate nell'arte di quasi tutti i popoli africani, quali i kiffiani, gli egizi e i nubiani di Meroe. Ai kiffiani si deve l'incisione di due giraffe a grandezza naturale che sono stati definite i «petroglifi di arte rupestre più grandi del mondo». Gli egizi attribuirono alla giraffa un proprio geroglifico, chiamato «sr» in egizio antico e «mmy» durante i periodi successivi. Gli egizi allevavano le giraffe come animali da compagnia e le trasportavano via nave in altre zone del Mediterraneo.
La giraffa era conosciuta anche presso i greci e i romani, che, considerandola un mostruoso ibrido tra un cammello e un leopardo, la chiamavano camelopardalis. La giraffa fu una delle molte specie animali collezionate e messe in mostra dai romani. La prima giunta a Roma venne portata là da Giulio Cesare nel 46 a.C. ed esibita al pubblico. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il trasporto di giraffe in Europa cessò. Durante il Medioevo, le giraffe divennero note agli europei attraverso il contatto con gli arabi, che veneravano la giraffa per il suo aspetto particolare.
Nel 1414, una giraffa venne trasportata via nave da Malindi al Bengala. Da qui venne portata in Cina dall'esploratore Zheng He e collocata in uno zoo della dinastia Ming. L'animale divenne una fonte di attrazione per i cinesi, che lo associavano al mitico Qilin.
La giraffa dei Medici era una giraffa presentata a Lorenzo de' Medici nel 1486. Il suo arrivo a Firenze provocò una grande eccitazione. Un'altra famosa giraffa venne portata dall'Egitto a Parigi ai primi del XIX secolo come dono di Mohamed Alì di Egitto a Carlo X di Francia. Divenuta una celebrità, la giraffa fu il soggetto di numerosi memorabilia o «giraffanalia».
Le giraffe continuano a essere presenti nella cultura moderna. Salvador Dalí le raffigurò con la criniera in fiamme in alcuni dei suoi dipinti surrealisti. Dalí considerava la giraffa un simbolo di mascolinità, e una giraffa in fiamme sarebbe dovuta apparire come un «mostro apocalittico cosmico mascolino».
Vari racconti per bambini hanno come protagonista una giraffa, come "La giraffa che aveva paura dell'altezza" di David A. Ufer, "Le giraffe non sanno danzare" di Giles Andreae e "Io, la giraffa e il pellicano" di Roald Dahl. Le giraffe sono apparse in vari film animati, sia come semplici comparse nei film Disney "Il re leone" e "Dumbo" - "L'elefante volante", che in ruoli più importanti nei film "Uno zoo in fuga" e "Madagascar". Sophie la Giraffa è un popolare massaggia gengive per bambini fin dal 1961. Un'altra famosa giraffa immaginaria è la mascotte della catena di giocattoli Toys "R" Us, Geoffrey la Giraffa.
La giraffa è stata oggetto di vari esperimenti e scoperte scientifiche. Gli scienziati esaminarono attentamente le proprietà della pelle della giraffa quando dovettero creare tute per gli astronauti e i piloti di caccia, che corrono il rischio di svenire se il sangue scende troppo velocemente lungo gli arti inferiori. Alcuni informatici hanno modellato i disegni del mantello di alcune sottospecie tramite meccanismi di reazione-diffusione.
La costellazione della Giraffa, introdotta nel XVII secolo, raffigura quest'animale. Gli Tswana del Botswana interpretano la costellazione della Croce del Sud come due giraffe - Acrux e Mimosa formano il maschio, e Gacrux e Delta Crucis formano la femmina.
Importanza economica e stato di conservazione.
Le giraffe sono state probabilmente un comune bersaglio per i cacciatori di ogni parte dell'Africa. Parti diverse del loro corpo venivano utilizzate per scopi differenti. La carne veniva mangiata. Con i peli della coda venivano fabbricati scacciamosche, braccialetti, collane e fili. Dalla pelle venivano ricavati scudi, sandali e tamburi, mentre i tendini erano utili come corde per gli strumenti musicali. Il fumo esalato da una pelle di giraffa bruciata veniva utilizzato dagli sciamani del Buganda per trattare le epistassi. Gli Humr del Sudan assumono una particolare bevanda, detta Umm Nyolokh, fatta con il fegato e il midollo osseo della giraffa. L'Umm Nyolokh spesso contiene DMT e altre sostanze psicoattive provenienti dalle piante consumate dalla giraffa, quali l'acacia; la sua assunzione può provocare allucinazioni nelle quali gli Humr sostengono di vedere i fantasmi delle giraffe uccise. Nel XIX secolo, gli esploratori europei iniziarono a cacciare la giraffa per puro divertimento. Anche la distruzione dell'habitat ha avuto un effetto deleterio sulla specie: nel Sahel, la richiesta di legna da ardere e di aree da pascolo per il bestiame ha portato a una intensa deforestazione. Normalmente, le giraffe possono convivere pacificamente con il bestiame domestico, dal momento che non competono direttamente con esso.
La giraffa è classificata come specie a rischio minimo dalla IUCN, in quanto è ancora numerosa. Tuttavia, la specie è scomparsa da molte zone del suo areale storico, quali l'Eritrea, la Guinea, la Mauritania e il Senegal. Probabilmente è scomparsa anche in Angola, Mali e Nigeria, ma è stata introdotta con successo in Ruanda e Swaziland. Due sottospecie, la giraffa dell'Africa occidentale e la giraffa di Rothschild, sono considerate in pericolo di estinzione, in quanto allo stato selvatico ne rimangono appena poche centinaia. Nel 1997, Jonathan Kingdon ipotizzava che la giraffa della Nubia fosse la più minacciata tra tutte le giraffe; nel 2010, il suo numero era valutato al di sotto delle 250 unità, ma questa stima è solo approssimativa. Le riserve di caccia private hanno contribuito alla conservazione delle popolazioni di giraffa nell'Africa meridionale. Il Giraffe Manor (vedi Ngong Hills) è un popolare hotel di Nairobi che costituisce un vero e proprio santuario per la giraffa di Rothschild. La giraffa è protetta in quasi tutto il suo areale. È l'animale nazionale della Tanzania ed è protetta dalla legge. Le uccisioni non autorizzate possono essere punite con il carcere. Nel 1999, si stimava che vi fossero in natura più di 140.000 giraffe, ma le stime del 2010 indicano che ne rimangono meno di 80.000.
La rara giraffa bianca nella contea di Garissa stupisce gli appassionati di fauna selvatica.
Nel 2017, una rara giraffa bianca ha inserito una remota comunità protetta, la Ishaqbini Hirola Conservancy a Ijara, nella contea di Garissa, sulla mappa
globale.
La giraffa, descritta come unica nel suo genere e ritenuta l'unica al mondo, ha continuato a stupire la comunità locale, gli scienziati e gli appassionati di fauna
selvatica a livello globale.
Gli scienziati ritengono che soffra di una condizione genetica chiamata leucismo che si differenzia dall'albinismo in quanto non impedisce alle cellule la produzione
di pigmenti scuri, soprattutto a livello oculare.
La Ishaqbini Hirola Conservancy sta ora invitando gli scienziati a condurre uno studio sull'animale raro, che da allora ha dato alla luce due piccoli, anch'essi bianchi, negli ultimi due
anni.
I Ranger hanno individuato due giraffe bianche estremamente rare nel nord-est del Kenya.
11 marzo 2020
Due rarissime giraffe bianche sono state uccise dai bracconieri in Kenya:
L'infinita meschinità dell'uomo si è portata via per sempre altre due uniche meraviglie del mondo, le giraffe bianche del Kenya. Le carcasse di una giraffa bianca femmina e del suo cucciolo, due
delle tre giraffe bianche conosciute al mondo, sono state ritrovate da una squadra di ranger a Garissa nel nord-est del Paese: ad ucciderle, sostengono i guardia parco, sono stati ancora una
volta i bracconieri.
I due cadaveri sono stati rinvenuti ad Ijara, nella contea di Garissa, dai ranger della Ishaqbini Hirola conservancy. Ormai, dei due maestosi animali non restavano altro che ossa, per questo si
pensa siano morti almeno quattro mesi fa. Sulla loro scomparsa sta indagando il Servizio per la fauna selvatica del Kenya, uno dei più importanti organismi per la conservazione delle specie nello
stato dell’Africa orientale.
Questi incredibili animali, giraffe che soffrono di una rara forma di leucismo che non permette la classica pigmentazione rendendole così totalmente bianche, erano state avvistate per la prima
volta nel 2016. Si tratta di animali davvero unici: oltre alle due giraffe uccise c'era anche un maschio, sempre bianco, e si crede che al momento sia l'unico rimasto in vita al mondo.
Erano splendide. Il loro manto risaltava anche nell'oscurità della notte africana, rischiarata soltanto dal bagliore di un tappeto di stelle che non è facile ammirare in altri luoghi. Ed erano
rarissime. Ora, però, queste due meravigliose giraffe bianche non ci sono più.
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»