A 40 km a nord ovest di Malindi, percorrendo una strada a tratti dissestata attraverso estese piantagioni di ananas, villaggi e boschi di acacia, si possono ammirare i sorprendenti colori della depressione goelogica di Marafa, chiamata localmente “Nyari” che letteralmente si traduce “Il posto che si rompe da solo”. L’appellativo però con cui è maggiormente nota questa località è “La cucina del diavolo” (Devil's Kitchen or Hell's Kitchen).
L’erosione della pioggia e il vento sono gli artefici del surreale canyon, formatosi nel periodo del Pliocene, che è un miracolo della natura unico anche per i più autorevoli geologi del pianeta.
La roccia arenaria erosa per effetto delle piogge nel corso di millenni ha creato questo spettacolo senza eguali dove si alternano pareti verticali, guglie rossastre e pilastri di pietra alti
anche 30 metri. Il momento migliore per visitarlo è verso il tramonto, quando il sole calante si fonde col rosso della terra e crea un’atmosfera magica e surreale. Alla luce del sole che tramonta
le rocce assumono colori diversi che vanno dal bianco al rosa, dall'arancione al rosso.
La leggenda su Marafa narra che le sue fertili alture, oggi attraversate durante la stagione delle piogge da un affluente del fiume Galana, un tempo erano abitate da una famiglia talmente ricca che al posto dell’acqua utilizzava il latte delle proprie mucche per lavarsi. In un parallelo biblico con Sodoma e Gomorra, la città di Marafa, incontrata l’ira di Dio per i suoi sprechi, venne sommersa da una grande alluvione che creò la voragine che oggi prende il nome di Cucina del diavolo.
Vedi anche: Marafa Depression
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»