Dola Indidis, avvocato del Kenya, cerca di rovesciare la condanna di Gesù dopo 2.000 anni.
Dola Indidis ha un unico obiettivo :
ottenere giustizia per Gesù Cristo, anche se si tratta di 2.000 anni più tardi.
A tal fine, l'avvocato keniota ha nominato proprio il roster di imputati - tra cui Ponzio Pilato, il re Erode, l'ex imperatore di Roma, e gli stati di Israele e Italia - nella querela che ha recentemente depositato presso la Corte Internazionale di Giustizia. "Ho presentato il caso perché è il mio dovere di difendere la dignità di Gesù e sono andato alla Corte Internazionale di Giustizia per chiedere giustizia per l'uomo di Nazaret", ha detto Indidis. "La sua repressione ha violato i suoi diritti umani attraverso una cattiva condotta giudiziaria, abuso di ufficio, parzialità e pregiudizi." Compresi gli stati moderni che hanno avuto precedenti legami con l'Impero Romano. "Il governo, per i quali hanno agito è ancora responsabile per il loro atto", ha detto Indidis al Kenya Citizen TV. "Ponzio Pilato agiva sotto il governo di Roma, che era guidato da Cesare." Indidis ha continuato a raccontare che farebbe affidamento sulla Bibbia per le prove e che pensa di avere buone possibilità di riuscire nell'intento.
Mentre rivisitare un caso di 2.000 anni sarà a dir poco una sfida, osserviamo che Indidis sta puntando al processo di Giovanna d'Arco come prova che c'è un precedente per la sua richiesta. (Giovanna d'Arco fu bruciata sul rogo, ma il verdetto nel suo caso si è invertito anni dopo la sua morte da una commissione papale.) Eppure, Anthea Roberts, professore di legge al Columbia, ha spiegato alla rivista Time che Indidis non ha molte possibilità di avere anche il suo caso all'esame del CIG: "Quando si tratta di casi controversi, la Corte Internazionale di Giustizia ha competenza solo a conoscere delle azioni che vengono portati da uno stato contro un altro stato", ha detto. "Siccome questa affermazione non è portata da uno stato, al CIG mancherebbe la giurisdizione su di esso." Infatti, quando la notizia è giunta alla Corte Internazionale di Giustizia, un portavoce ha riferito: "Non è possibile per noi, nemmeno teoricamente, prendere in considerazione questo caso."
2013/08/06 13:44 EDT
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»