Elefanti in trappola.
Sembra una cosa impossibile, ma purtroppo non lo è.
Una delle conseguenze della campagna in corso, per negare ai bracconieri l’uso delle armi da fuoco, e stata quella di indirizzarli all’uso dei metodi tradizionali, andati in disuso con l’arrivo delle armi da fuoco facilmente procurabili.
Si è già parlato altrove dell’uso delle frecce avvelenate ed ora è sempre più evidente il ritorno delle trappole, fatte con cavi d’acciaio e catene. Sono stese tra gli alberi, sopra i sentieri di passaggio e vicino alle sorgenti d’acqua. Il metodo è molto crudele per gli animali intrappolati. Nel tentativo di liberarsi si producono delle ferite anche letali, oppure muoiono di sete dopo giorni in cattività, e sono facile preda anche di un ragazzo con una freccia avvelenata.
Negli ultimi tre mesi, nella “concervancy” (conservatorio) di Tsavo e di Taita Taveta sono stati uccisi cinque elefanti, uno per le conseguenze di essere intrappolato, gli altri per frecce avvelenate. I “rangers” della KWS, di pattuglia nei vasti “ranches”(grandi allevamenti di bestiame all’aperto) di Taita-Taveta, scoprono diecine di trappole quasi giornalmente, che sono capaci di cogliere, crudelmente, anche gli elefantini neonati.
Si dice che i bracconieri paghino i locali, esperti del ramo, per montare le trappole e uccidere gli elefanti con frecce avvelenate.
Ultime: in Gatundu arrestati cinque uomini che avevano tentato di vendere cinque zanne d’avorio, del valore di Ksh 3 milioni (euro 25 mila) a due poliziotti in borghese che si fingevano acquirenti.
By Geo Ferro
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»