"Ho visto una mucca che piangeva. Il mio mondo è crollato e tutto ciò in cui avevo sempre creduto." - Gabriele Busse -
Questa è Emma.
Lei era destinata ad essere macellata e trasformata in carne.
Lei non sa dove il suo viaggio la porterà.
Attraverso la compassione umana, ora può aspettarsi una vita di libertà.
Emma, che non ha mai vissuto con un branco, incontra la sua nuova famiglia per la prima volta.
Emma ha finalmente trovato un luogo dove si può essere solo…insieme ad altre mucche salvate.
Emma è stata a lungo legata e solo raramente nel pascolo.
Persone compassionevoli l’hanno salvata e degli agricoltori acquistata prima del macellaio.
Ora ha trovato una nuova casa.
CARNE DI UMANI O CARNE DI ANIMALI?
Il cibarsi di carne umana non si discosta affatto dal cibarsi di carne animale.
Accade per il cannibalismo ciò che si riscontra nel caso di altri cibi carnei: ogni cultura distingue e sceglie a suo modo, e dunque soggettivamente, tra animali o uomini mangiabili e animali o uomini immangiabili. Per esempio, fra i popoli di cultura occidentale non si mangia il cane, che invece costituisce un buon cibo per i Cinesi e altri orientali, e si mangia, d'altra parte, la carne bovina, che invece gli Indiani rifiutano.
Diremo dunque che laddove la carne umana è considerata un cibo prelibato, il cannibalismo riflette anche, ma non solo, una particolare considerazione dell'uomo rispetto agli altri esseri viventi: lo si ritiene provvisto di qualità superiori, delle quali ci si può appropriare mangiando le sue carni. Ma le ragioni possono essere ben altre.
Così dicasi della scelta tra le carni umane: oltre all'esocannibalismo e all'endocannibalismo, esistono altre forme tra le quali il cannibalismo funerario, il cannibalismo giudiziario, così come il cannibalismo legato all'età biologica delle carni ed al colore della pelle. L’oggetto della pratica antropofaga può anche essere limitato ad alcune parti del corpo umano, come cervello, cuore, fegato, mani, etc. sentite dalle diverse culture come parti più prelibate, così come gli umani differenziano le carni di animale.
I fattori che contribuiscono al cannibalismo tra gli uomini e gli animali sono prevalentemente di natura alimentare quando l'alimentazione è carente di fattori essenziali come metionina, arginina, manganese, zinco, ecc., oppure ambientali a causa della eccessiva intensità della luce o della temperatura, o del sovraffollamento.
Quindi, nell'uomo così come nell'animale, la risoluzione di queste carenze ed eccessi potrebbe portare sia l’uomo che l’animale a poter fare a meno dei cibi carnei dei propri simili o dei propri “compagni di viaggio”.
Vero è che le proteine animali contenute nelle uova, nel latte e derivati, sono in grado di fornire tutti gli aminoacidi essenziali e in quantità adeguata alla necessità dell’organismo.
Nessuno è mai stato in grado di smentire tale affermazione!
Inoltre, l’idea che le proteine animali siano superiori a quelle vegetali è senza alcun fondamento.
L’uomo quindi, come l’animale, non ha alcun bisogno di cibi carnei!
CHE DIFFERENZA C'È TRA MANGIARE CARNE UMANA E CARNE ANIMALE?
Il gusto/disgusto hanno origine principalmente culturale. Pare che la nostra carne abbia un sapore orribile. Niente di più falso! Chi veramente si è cibato di carne umana cotta riferisce: "È buona, ha lo stesso sapore della carne di vitello. Non ha retrogusto. È tenera. La consistenza, l'odore e il gusto, rafforzano la mia certezza che di tutte le carni che abitualmente conosciamo, il vitello è quella carne a cui la carne umana è accuratamente comparabile".
A molte persone, specie ai bambini, la carne non piace! La maggioranza se non la quasi totalità dei bambini piccoli sputa la carne.... ma alla fine, a furia di insaporirla, frullarla e mescolarla con altri sapori, lo si condiziona.... in sostanza, si tratta solo di condizionamento del gusto!
L'unica differenza che c'è è il fatto che la carne umana appartiene a nostri simili, per questo motivo cibarsene viene percepito come qualcosa di sbagliato, oltre a ciò non vi è nessuna differenza eccetto forse il sapore e i metodi più adatti per cuocerla e i condimenti più adatti ad esaltarne o mascherarne il sapore per renderla gradevole. La carne animale piace perché sin da piccoli si viene abituati al suo sapore e anche perché essa viene accompagnata da condimenti in grado di farla risultare più gradevole al palato della carne cruda (quasi nessuno difatti riuscirebbe a mangiarsi la carne cruda non condita); inoltre mangiare la carne animale non crea problemi alla maggioranza delle persone anche grazie al fatto che gli animali non vengono soppressi sotto i nostri occhi, ma tramite la pubblicità le persone vengono addirittura convinte che l'animale sia felice di aver fatto quella fine, vengono convinte che l'animale prima abbia avuto una vita bellissima e vengono convinte del fatto che la carne animale sia necessaria nell'alimentazione umana.
La verità sta nel fatto che, se ti danno da mangiare tua madre e ti dicono che è vitello, tu non capiresti. Penseresti e diresti che è buona!
COME I NAZISTI CON LE LORO VITTIME
"Anche noi che ci preoccupiamo per un gatto dalla gamba spezzata o per un cane abbandonato, poi facciamo finta di non sapere come vengono uccisi i vitelli per fornirci di bistecche: in
fila di prima mattina al mattatoio, uno dietro l’altro, aspettando il turno per sottoporsi al crudele chiodo pneumatico che spacca loro il cranio in un secondo.
E la cosa più atroce è che mentre fanno la fila vedono morire i figli, i fratelli, le madri, i padri. E quando li trasportano da un paese all'altro, da una città all'altra, li spingono dentro dei
vagoni sprangati in cui sono costretti a stare in piedi per giorni interi, facendo i bisogni uno sull'altro, senza mangiare e senza bere (tanto vanno a morire… chi se ne frega), proprio come
facevano i nazisti con le loro vittime". - Dacia Maraini, da Dolce per sé -
Quando un giorno lontano i mattatoi chiuderanno ci sarà una targa con su scritto: “In questo luogo hanno sofferto il terrore della morte non mostri sanguinari, feroci predatori, ma miti e
servizievoli nostri compagni di viaggio.
In questo luogo fu negata la fratellanza biologica universale, fu disprezzata la vita e la sofferenza, fu calpestata la pietà, fu ucciso il rimorso, derisa la compassione, schernito
l’amore.
In questo luogo di orrore e di barbarie, in questo campo di perenne sterminio, in questa fucina di crudeltà e di insensibilità trionfarono a lungo non la civiltà ma l’arroganza più vile e
regressiva, non l’amore ma l’egoismo più impietoso e distruttivo, non la giustizia ma l’ignoranza e la morte”.
Alle "bestie umane" che, nonostante abbiano letto quanto sopra, neppure tentano di astenersi dal cibarsi di carne, dedico questi video.
Se ancora non avete smesso di mangiare animali, perché non iniziare a mangiare gli esseri umani.
Vi garantisco, ... li apprezzerete!
Quale delle due? Fate la vostra scelta!
IL CANNIBALE CHE HA RAGGIUNTO IL SUCCESSO
I resti ricomposti della bella olandese Renèe Hartevelt, mangiata dal giapponese Issei Sagawa, il mostro di Parigi. Le parti più prelibate, il seno sinistro e le natiche, furono ritrovate
conservate in frigorifero.
I medici francesi, dopo aver accertato la sua insanità mentale, lo dichiararono incapace di poter affrontare un processo. Sorse un problema: il costo per le cure, per il resto della vita di
Issei, era ritenuto troppo elevato per il sistema giudiziario francese. Questo indusse le autorità a decidere per la sua estradizione in Giappone.
In Giappone venne ricoverato nell'ospedale Matsuzawa di Tokyo dove fu riconosciuto sano e perfettamente in grado di sostenere un processo. Le autorità nipponiche cercarono quindi di imbastire un
processo con l’accusa di omicidio della studentessa olandese. Chiesero a Parigi l’invio della documentazione relativa al caso, ma, misteriosamente, dalla Francia non arrivò niente.
Il 12 agosto 1986, nell'impossibilità di processarlo pur ritenutolo sano di mente, a Issei Sagawa venne restituita la libertà.
Venne spesso chiamato, da varie testate a commentare fatti di cronaca nera, scrisse vari libri e, ironia della sorte, ricoprì addirittura il ruolo di critico gastronomico. Divenne anche pittore,
specializzato in nudi femminili. Nel 1983 addirittura i Rolling Stones gli dedicarono una canzone: “To Much Blood”.
Oggi Issei Sagawa è un signore benestante, un po’ anzianotto, anche simpatico, gentile e cordiale, che non disdegna di discutere del suo crimine nei vari talk show a cui viene invitato.
Leggete la sua storia e guardate una sua intervista.
FESTIVAL DI YULIN,
L’INFERNO PER MIGLIAIA DI CANI.
Tutto ha inizio per strada. Un cane viene accalappiato e trascinato in un camioncino o viene prelevato da un cortile di un’abitazione privata.
In pochi istanti la sua vita si trasforma in un incubo. Lo chiudono in un sacco: lui urla, si dimena, ma non serve a nulla.
L’aria in quel sacco stenta a entrare, ma l’odore dell’urina, del sangue, della paura di chi ha già vissuto quella esperienza prima di lui è forte e insistente.
Dopo qualche ora il suo viaggio finisce. Il sacco si apre, i suoi occhi tornano a vedere la luce. Ma una pinza gli si stringe attorno al collo. Lui si dimena, ma sente solo gente deriderlo e
insultarlo. Nessuno lo aiuta. Qualcuno apre una gabbia arrugginita. Lì dentro, tremanti e impauriti, ci sono già altri cani. Viene spinto dentro a forza. Quelli che stanno più sotto cercano di
trovare un modo per muoversi, mordono i compagni di sventura per respirare. Il ferro della gabbia preme sulla pelle, sulla carne, lacera le zampe, ma loro non riescono neanche a leccarsi per
darsi un po’ di sollievo.
Le gabbie vengono “gettate” su dei camion e molti cani subiscono fratture, ferite profonde o muoiono per la fame e la sete, altri perché catturati con dardi avvelenati. L’inferno può durare anche
giorni perché il Festival di Yulin si avvicina e bisogna procurarsi molti cani: la loro carne è il piatto principale della manifestazione.
Non saranno i soli, molti gatti faranno la stessa fine. Ogni anno, in occasione del solstizio d’estate, almeno 10 mila cani e gatti vengono uccisi tra atroci sofferenze. Spesso la morte giunge
con colpi inferti da coltelli in gola o, peggio ancora, con bastonate che stordiscono solo e l’animale finisce poi nell'acqua bollente ancora vivo. Questo è quanto accade ogni anno al Festival di
Yulin.
La Cina è il secondo paese al mondo con il più alto tasso di persone infettate dal virus della rabbia e, secondo quanto riportato dal ministero della salute pubblica cinese, la provincia di
Guangxi, dove si trova Yulin, ha il tasso più elevato del paese. Yulin è fra le dieci città con il maggior numero di casi di infezioni in Cina.
Mangiare la carne di cane non porta alla trasmissione della rabbia, ma catturare, trasportare e uccidere un così elevato numero di cani non vaccinati espone in maniera esponenziale al virus tutti
coloro che entrano in contatto con questi animali come trasportatori e macellai.
LINGCHI,
tradotto come "morte da mille tagli", ma il termine deriva dalla classica descrizione di salire una montagna lentamente.
Era una forma di tortura e di esecuzione pubblica, evoluta da una precedente conosciuta come “tritacarne”, utilizzata in Cina dal 900 d.C. fino a quando non è stata vietata nel 1905, per poi
proseguire, anche se nessuno vuole ammetterlo, in forma strettamente privata sino ai giorni nostri.
In questa forma di esecuzione, il condannato veniva ucciso utilizzando un coltello con il quale si asportavano metodicamente parti del corpo per un lungo periodo di tempo.
Il procedimento si svolgeva legando la persona ad un palo di legno. Il tessuto veniva successivamente asportato in maniera varia in quanto non vi era una modalità prevista dalla legge cinese. In
tempi successivi, veniva somministrato l'oppio non come atto di misericordia, ma per prevenire lo svenimento, altrimenti lo “spettacolo” sarebbe durato al massimo 20 minuti.
Nella forma più crudele del Lingchi il torturatore non iniziava, come si vorrebbe far credere, cavando gli occhi al malcapitato con un coltello estremamente affilato, non permettendogli quindi di
vedere il resto della tortura, ma con tagli che rimuovevano grandi porzioni di carne provenienti dalle parti più consistenti del corpo come, ad esempio, cosce, spalle e pettorali, per poi
procedere, sospinto dall'eccitazione propria e della folla presente, stimolata dalla vista del sangue e dai lamenti strazianti della vittima, al taglio delle orecchie, naso, lingua, dita di mani
e piedi e concludendo con l’asportazione della parte più bramata: i genitali.
Spesso, con il “disgraziato” ancora in vita, la tortura/esecuzione, proseguiva con la recisione degli arti superiori ed inferiori, nonché della testa post mortem. Una volta morto, il
condannato veniva smembrato e venduto come carne da macello. Si registrarono anche numerosi casi di persone che vennero macinate, vendute come rimedi della medicina cinese.
È un’ipocrisia dire che il Lingchi era riservato per i crimini particolarmente severi, come il tradimento, l'uccisione dei propri genitori o l’assunzione di cariche false, anzi, prima di tutto
era largamente praticato per vendette familiari e personali di persone socialmente influenti.
Una versione pervicacemente falsata: i “musi gialli” cercano ancor oggi di giustificarsi affermando che la pratica reale del Lingchi sia stata straordinariamente travisata e che alcune idee
sbagliate persistono al presente.
“La mutilazione, assicurano, certamente è orribile ed eccita l’orrore degli occidentali come esempio di crudeltà barbaro, ma non è crudele, e non ha bisogno di suscitare il nostro
orrore, dal momento che la mutilazione è fatta, non prima della morte, ma dopo”.
Inutile dire che scritti di testimonianze dirette e le fotografie scattate durante gli “spettacoli pubblici” dell’epoca, poi non molto lontana, smentiscono queste puerili affermazioni, anzi,
testificano la secolare immaturità di questa “razza”. Scritti rivelano agonie ed urla proseguite per una mezza giornata prima del sopraggiungere della morte, alcuni parlano addirittura di tre
giorni e che la carne delle vittime era venduta come medicina, inutile dire quale fosse la parte più ambita!
Il Lingchi era conosciuto anche in Vietnam, in particolare per essere stato utilizzato come metodo di esecuzione del missionario francese Joseph Marchand, nel 1835.
I cinesi sono convinti che l’ammiraglio Zheng He, eunuco della corte dei Ming, sarebbe sbarcato sulle coste dell’Africa orientale nel 1418, 80 anni prima dell’esploratore portoghese Vasco da
Gama. Se così fosse sarebbe provato che l’arte di “affettare”, propria dei “macellai” Swahili, largamente applicata sugli animali e non solo, provenga proprio da questa civiltà.
Ulteriore prova proviene dai giorni nostri: “30
anni di galera a due Cinesi: hanno ucciso 226 elefanti in Kenya e Tanzania!”
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»