Manda Island è una delle isole più famose dell'arcipelago di Lamu, un gruppo di 7 isole maggiori e una miriade di isolotti, circondati dalla barriera corallina, con le coste avvolte da fitte cornici di mangrovie tra cui si aprono spiagge mozzafiato di sabbia bianca e ciuffi di palme che rendono il paesaggio da perfetto sogno romantico, tropicale.
Queste isole non sono solo il rifugio perfetto di chi cerca mare e relax, ma nascondono tesori artistici e culturali che saranno il vero valore aggiunto alla vostra vacanza: siamo sulla costa Swahili, e cioè in quei luoghi dove Islam e cultura africana hanno creato un mix perfetto che ancora resiste alle pressioni della globalizzazione e del turismo di massa.
Per arrivare a Manda island ci sono voli direttamente sull'aeroporto dell'isola, situato sulla sua porzione occidentale, si può partire da Mombasa oppure da Nairobi, alcuni voli fanno scalo anche su Malindi. Si trovano pacchetti di viaggio che includano le isole dell'Arcipelago di Lamu assieme a dei safari nell'entroterra, di solito allo Tsavo East, il parco più vicino, ai più famosi Amboseli e Masai Mara. In alternativa si può arrivare a Manda island via terra tramite i trasporti pubblici o con mezzi propri, ma unicamente solo fino alla località costiera di Mokowe. Da qui solo le barche potranno condurvi a Manda Island, e le imbarcazioni saranno costituite dai mitici dhow, scafi a vela triangolare (ora anche motorizzati), gli unici in grado di districarsi tra i bassi fondali ed i labirinti di mangrovie delle isole dell'arcipelago di Lamu.
Manda Island è meno conosciuta rispetto alla più famosa isola di Lamu, ma non per questo meno interessante da esplorare. È separata da Lamu da uno stretto braccio di mare, che nella sua parte meridionale si trasforma in una bella spiaggia di sabbia bianca: Manda Beach è il primo approccio che in genere si ha dell'isola, e sicuramente la partenza è di quelle giuste. La spiaggia è servita da un luogo di ristoro, il Manda Beach Club e quindi il luogo perfetto per riposarsi dopo le fatiche del trasferimento e recuperare le energie in vista delle escursioni che si dovranno compiere.
Quella più gettonata è la visita alle rovine di
Takwa, un sito archeologico sul lato sud dell'isola che porta in sé chiaramente la firma della cultura Swahili. Si tratta di un villaggio Swahili che fu misteriosamente abbandonato circa
350 anni fa. È emozionante passeggiare per le rovine delle case costruite con la materia prima del luogo, il calcare corallino e il legno di mangrovia. Interessante è la Grande Moschea del
Venerdì (Jamaa Mosque) che conserva una particolare colonna in cima al muro di qibla (termine arabo che indica la direzione della Mecca) il cui significato è ancora dubbio, sebbene si ritenga che
questo pilastro simboleggi la sepoltura di uno sceicco sotto il muro. L'altra struttura importante è una Tomba Pilastro, che porta un'iscrizione con la data del 1681-1682. Tutte le costruzioni
del villaggio sono orientate verso la Mecca e questo particolare rende ancora più interessante il sito archeologico.
La posizione del sito nel punto più stretto dell'intera isola era molto probabilmente una strategia. La posizione di Takwa con acque poco profonde deve essere stata di notevole importanza
soprattutto durante il suo picco, quando molte delle vele che venivano in vista erano probabilmente ostili, pertanto l'accesso al sito doveva avvenire principalmente dal canale poco profondo che
poteva solo ammettere navi con pescaggio ridotto.
L'abbandono finale di Takwa nel XVII secolo fu dovuto alla salinizzazione dell'acqua una volta fresca e agli infiniti combattimenti tra Takwa e Pate. Gli abitanti di Takwa se ne andarono e
costruirono il villaggio di Shela sull'isola di Lamu. Oggi i residenti di Shela credono di essere i discendenti di coloro che vivevano a Takwa ai quali vengono a rendere omaggio due volte
l'anno. Queste rovine furono dichiarate Monumento Nazionale nel 1982.
Attualmente le rovine sono aperte tutti i giorni al pubblico, ma raggiungibili solo durante l'alta marea; le gite in barca da Shela costano circa KSh5000 per un massimo di quattro persone. È un
posto molto piacevole per una visita informale, che può essere accompagnata da un picnic e da un campeggio notturno.
Noleggiando un dhow si possono scoprire altri angoli particolari dell'isola, magari cercando di ricordare che molti dei canali attorno all'isola sono navigabili unicamente con l'alta marea ed è quindi conveniente informarsi sugli orari delle maree che si alternano ogni 6 ore circa, il rischio è quello di rimanere incagliati, in attesa del ritorno dell'alta marea. Esistono poche possibilità di pernottare sull'isola, le migliori sono a Manda Beach oppure il Diamond beach Village, con vista sull'oceano e l'isola di Lamu, mentre sulla punta nord-orientale, praticamente nel versante opposto dell'isola, si trova un noto resort, il Blu Safari Club, il più vicino all'attrazione balneare più interessante dell'isola: l'isola di Manda Toto.
Manda Toto è un isolotto disabitato e circondato da una barriera corallina superba, forse la migliore di tutto il Kenya. Ci sono escursioni che partono da Lamu, ma in tal caso gran parte della giornata verrà trascorsa in barca, con non molto tempo dedicato allo snorkeling. Ed invece è proprio lo snorkeling a Manda Toto che vi esalterà tra coralli dai colori vivissimi, e branchi di pesci spettacolari che affollano queste acque limpide, che non vi deluderanno di certo.
Usare la Modalità Desktop per la visualizzazione con Smartphone
Usare la Modalità Desktop per la visualizzazione con Smartphone
Usare la Modalità Desktop per la visualizzazione con Smartphone
Usare la Modalità Desktop per la visualizzazione con Smartphone
Vedi anche: Manda Island
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»