Il Kenya, nell'Africa orientale, ospita alcuni dei paesaggi e degli animali selvatici più sorprendenti del nostro pianeta.
Visibile dallo spazio, la Great Rift Valley percorre tutta la lunghezza del paese da nord a sud, il suo ondulato paesaggio collinare punteggiato dalle aspre cime di montagne e laghi scintillanti.
La seconda montagna più alta dell'Africa, il Monte Kenya, si trova anche qui, a 150 km a nord-est della capitale, Nairobi. Quando non è avvolto nella nebbia, questo vulcano spento offre uno sfondo mozzafiato a un classico paesaggio di savana al pascolo di megafauna.
I "big five" - elefanti, rinoceronti, bufali, leoni e leopardi - possono essere trovati qui insieme ad una grande varietà di altre specie, dalle più note (come la giraffa, la zebra, il cane selvatico africano) a molte altre specie meno familiari ma ugualmente degne di nota. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che il Kenya attiri ogni anno oltre un milione di turisti, molti dei quali vanno in safari.
Forse meno noti, tuttavia, sono le ricchezze delle acque costiere del Kenya, che ospitano una significativa biodiversità marina tra cui coralli neri, mangrovie e alghe. Il tratto meridionale della linea costiera presenta piccole isole che forniscono un importante svernamento e campi di alimentazione per gli uccelli, nonché importanti vivai e habitat di alimentazione per i delfini e cinque specie di tartarughe marine.
Sfortunatamente, la notevole biodiversità del Kenya sta affrontando molte minacce, dalla perdita dell'habitat e allo sviluppo insostenibile (inclusi i massicci spostamenti all'agricoltura), al bracconaggio, all'inquinamento e ai cambiamenti climatici, che devono essere affrontati urgentemente per preservare l'integrità del ricco ambiente.
In particolare, la degenerazione dei vasti pascoli attraverso il pascolo eccessivo (in particolare aumentando il numero di pecore e capre) sta mettendo a repentaglio il futuro degli stili di vita pastorali locali e minando una forma tradizionale di uso del suolo in cui i pastori e la fauna selvatica sono stati in grado di esistere.
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»